L'attività
scientifica si divide, dal punto di vista metodologico, in due parti principali.
C'è una prima parte di creazione di nuove idee ed una seconda, fondamentale, di
controllo di quelle idee in cui si confrontano le predizioni logicamente
dedotte dalle teorie con la realtà. E' questa seconda, intersoggettiva parte
dell'attività di ricerca a caratterizzare la scienza e a distinguerla da altre
attività. Quando si cerca di definire cosa è scienza è a questa parte che si
deve, o almeno si dovrebbe, far riferimento. Ciò non deve, però, farci sottovalutare
l'importanza della parte creativa e, a volte quasi artistica, di generazione di
nuove idee. Questa parte più soggettiva spesso utilizza concetti derivanti da
sistemi filosofici e perfino religiosi come assunti di base di specifiche
teorie scientifiche. Innumerevoli sono gli esempi di grandi progressi
scientifici innescati da queste idee metafisiche. La geologia non fa eccezione
e l'attualismo è la più famosa di queste metafore.
La nascita e l'affermazione dell'Attualismo
Già
nel 1740 un prete italiano, Antonio Lazzaro Moro, desideroso di asserire che le
leggi di natura non cambiano, formulò il proprio sistema geologico basandosi su
un miscuglio di induttivismo e rasoio di Occam. Il principio dell'attualismo
aleggiava già, perciò, nel mondo scientifico europeo del 17° secolo.
Verso
la fine dello stesso secolo i tempi erano ormai maturi per la nascita di una
nuova scienza consapevole e vogliosa di affrancarsi il più possibile
dall'irrazionalità. James Hutton è il maggior esponente di questa disciplina e
il suo lavoro lo consacrerà alla storia come uno dei padri della geologia.
La
figura seguente è una delle immagini più famose ed importanti della storia
della geologia.
Nella
famosa incisione di John Clerk of Eldin è rappresentata la discordanza angolare
di Jedburgh in Scozia di fronte alla quale Hutton era giunto a formulare il
concetto di "tempo profondo". Una rivoluzione concettuale con
profonde implicazioni non solo per la geologia, ma per l'intera cultura
occidentale. Per la prima volta si potevano presentare le "prove"
geologiche del fatto che la Terra doveva essere molto antica.
La
discordanza angolare di Jedburgh rappresenta per la geologia quello che per la
fisica ha rappresentato la leggendaria mela di Netwon. Uno di quei momenti,
luoghi o avvenimenti simbolici di un grande rivolgimento, che segnano una
rivoluzione, un cambio di paradigma per usare le terminologia cara a Thomas Kuhn.
Ma aldilà di queste considerazioni quello che mi preme sottolineare mostrando
questa figura è che per Hutton l'uniformitarismo era un assunto di base
ampiamente accettato. Il ragionamento fatto dal grande geologo scozzese fu.
infatti, il seguente: premessa - i processi geologici sono lenti e non molto
intensi analogamente ai processi che vediamo agire attualmente; caso - la
discordanza angolare di Jedburgh mostra grandi sconvolgimenti; risultato - la
formazione di quella discordanza angolare ha richiesto tempi molto lunghi.
Ma
perché Hutton assumeva i principi di attualismo e gradualismo? La sua esigenza
era quella di rigettare gli eventi soprannaturali introdotti dai cosmogonisti (e.g.
Burnet, Woodward, Whiston) che lo avevano preceduto (Hooykaas, 1970).
Il
concetto di attualismo era, come abbiamo appena visto, già presente nel lavoro
di Hutton (e in quello di altri geologi), ma fu sviluppato e applicato
compiutamente da Charles Lyell nel monumentale lavoro intitolato
"Principles of Geology" (1830). Nessuno prima del geologo inglese
aveva provato a spiegare in modo così compiuto tutti i cambiamenti geologici
del passato con forze "not differing in kind and energy" da quelle
osservabili attualmente. Tutte le cause non
appartenenti al presente ordine di natura dovevano essere escluse. Ancora come
nel caso di Hutton il desiderio era quello di escludere gli eventi
miracolosi.
Dopo
il lavoro di Lyell l'attualismo nella sua forma estensiva, combinato cioè con
il gradualismo, diventa il paradigma prevalente nella scienza geologica. Quella
che era solo una metafora, un'idea metafisica che avrebbe dovuto semplicemente
giocare il ruolo di ipotesi di lavoro assume i tratti del dogma laico. Gli
oppositori dell'attualismo vengono così tout-court associati alle posizioni del
dogmatismo religioso, ai creazionisti gettando discredito e relegando
nell'ombra ingiustamente il lavoro di grandi geologici quali Cuvier (e.g. Hsü,
1990).
La
stessa sorte stava per essere riservata anche a J. Harlen Bretz un geologo americano che negli anni venti del ventesimo secolo presentò
alcuni lavori in cui teorizzava che una piena gigantesca (The Spokane Flood)
avesse dato forma ai Channeled Scablands nella parte orientale dello stato di
Washington (Bretz, 1923; 1925; 1927). Al nostri giorni l'ipotesi che circa
13000 anni fa la rottura di una diga di ghiaccio che conteneva un'enorme
quantità d'acqua nel cosiddetto lago Missoula, abbia provocato una piena
gigantesca che ha modellato il paesaggio scorrendo dalla British Columbia fino
all'attuale California per gettarsi finalmente nell'oceano Pacifico è
ampiamente accettata. Basta scrivere "Missoula" e "flood"
in google per averne una conferma. Ma ancora nella prima parte del ventesimo
secolo proporre qualcosa di così eterodosso dava origine a tanti problemi.
Bretz fu dapprima deriso e attaccato e solo dopo circa 40 anni vide
riconosciuti i propri meriti (Baker, 1978). Solo a partire dagli anni '50
infatti la versione più estensiva dell'attualismo cominciò a perdere terreno.
Nel 1956 Krynine in un breve articolo cominciò ad intaccare lo strato esterno
della torre d'avorio, ma bisogna aspettare il 1963 con Hooykaas e il 1965 con
Gould per avere un più deciso attacco al cuore del problema. Nel 1965 un
giovane S.J. Gould scrisse un articolo dal titolo auto-esplicativo, "Is
Uniformitarianism necessary?". In quel articolo Gould divide il concetto
di attualismo in sostantivo (la forma estensiva propugnata da Lyell) e
metodologico. Il grande paleontologo ritiene la prima forma falsa e deleteria
per la nascita di nuove ipotesi e la seconda la versione moderna e accettabile,
ma non precipua della ricerca geologica. La tesi della invarianza delle leggi
di natura in tempo e spazio è, infatti, un prerequisito per ogni scienza e non
è più necessaria alla geologia dal momento che la questione di un intervento
divino non è più un problema all'ordine del giorno. Da quel momento si apre un
dibattito con numerosi interessanti contributi (e.g., Albritton, 1967;
Hooykaas, 1970; Rudwick, 1971; Shea, 1982; Dott, 1983; Hsü, 1990; Baker, 1998; Şengör,
2001) e qualche confusione terminologica di troppo, ma che nella sostanza non
sposta i termini essenziali del problema. L'uniformitarismo di Lyell (e quindi
il gradualismo) è morto. Resta solo un assunto di base senza cui ogni ricerca
scientifica sarebbe priva di senso. I fenomeni naturali avvengono secondo
regolarità (leggi); i fenomeni una-tantum, i miracoli non possono essere
materia di studio della scienza.
Neo-catastrofismo
Questa
nuova visione ristretta del concetto di attualismo porta ad una riscoperta
degli autori catastrofisti troppo frettolosamente e forse un po'
pretestuosamente accantonati (ogni dogma, ogni mainstream ha bisogno dei propri
nemici come ben ci ha insegnato George Orwell). A causa dell’associazione
concettualmente errata delle ipotesi “catastrofiste” con i dogmi religiosi, ci
sono voluti 150 anni per riconoscere dignità alla scuola dei “catastrofisti attualisti” (Hooykaas, 1970) di cui facevano parte Sedwick, Conybeare
e Whewell e anche Cuvier.
La
storia ha sempre una certa ironia e una certa classe, e si può cogliere in
effetti una certa ironia nel fatto che una dottrina catastrofista prenda piede
gradualmente. Non si può infatti definire un punto iniziale per il nuovo
paradigma. Lentamente, ma inesorabilmente si afferma una nuova visione che
qualcuno finalmente definisce neo-catastrofismo (Ager, 1993) e che ha la sua
controparte paleontologica nella teoria degli "equilibri punteggiati"
proposta agli inizi degli anni '70 da S.J. Gould and N. Eldredge (Eldredge and
Gould,1972; Gould and Eldredge, 1977). Questa nuova metafora descrive la storia
del pianeta in termini di eventi rari e violenti intercalati da momenti di
stasi. Usando una immagine cara a Darek Ager si potrebbe accomunare la storia
della terra alla vita di un soldato in guerra, "lunghi periodi di noia, separati
da brevi momenti di terrore" (Ager, 1993). La teoria neo-catastrofista si
basa sull'osservazione di uno specifico carattere del più precipuo oggetto di
studio della geologia, le rocce. Si tratta dell'incompletezza del registro
geologico. Non tutti i sedimenti che si sono depositati e le rocce che si sono
formate nel passato si sono conservate fino ad oggi. Molti sedimenti non
arrivano mai a formare una roccia, molte rocce vengono erose o deformate dopo
la formazione, molto periodi geologici non vengono registrati da rocce per
mancata deposizione. Tutti queste ragioni portano ad un registro geologico incompleto, in cui parti
del tempo geologico non hanno lasciato traccia. A parte i periodi di non
deposizione, quali testimonianze sono giunte a noi e quali no dipende dal
potenziale di preservazione dei depositi prodotti dal singolo evento
sedimentario. Una sorta di regola empirica stabilita dai geologi
neo-catatrofisti è che più l'energia implicata nell'evento stesso è alta
maggiore è il potenziale di preservazione dello strato deposto. In altri
termini in una successione stratigrafica la maggior parte del tempo non è
registrato e con buona probabilità solo gli eventi maggiori hanno lasciato una
traccia che è possibili studiare oggi. Per riprendere la metafora cara a Derek
Ager, nel registro geologico troviamo principalmente il risultato dei brevi
momenti di terrore, mentre i lunghi momenti di noia sono scarsamente
rappresentati. Nella foto a fianco si vedono i depositi di una barra di foce
Eocenica. Si possono notare lo spessore degli strati (singoli eventi) e le
superfici erosive. Ogni linea bianca rappresenta del tempo mancante (da Mutti
et al., 2000).
Per
fornire a chi non è geologo un termine di paragone si pensi che un recente
articolo (Nichol and Kench, 2009) ha
stabilito che il deposito di sabbia carbonatiche lasciato dal terribile tsunami
del Natale 2004 alle isole Maldive aveva uno spessore massimo (non compattato) inferiore
al metro e che a soli 5 anni di distanza le strutture sedimentarie erano state
completamente cancellate dalla bioturbazione. Un altro paragone può essere
fatto pensando ad alcune delle strutture sedimentarie lasciate dallo Spokane
Flood. Quell'enorme flusso creò delle increspature di ghiaia simili a quelle di
sabbia che tutti noi siamo abituati a vedere sulla spiaggia. Penso che le due
foto non necessitino commento. Si noti solo la scala: in un caso una persona,
nell'altro una barca. Cosa è veramente catastrofico?
Logica della scoperta geologica
E'
partendo da questo registro incompleto di avvenimenti che il geologo deve
ricostruire la storia del nostro pianeta. Da un punto di vista epistemologico
il lavoro del geologo è uguale a quello di ogni altro scienziato. Anche il
geologo deve creare una teoria, un modello, trarne logicamente delle
conseguenze predittive e controllare quelle predizioni confrontandole con i
dati. La geologia, teoreticamente, è una scienza come tutte le altre né più, né
meno "hard". Quello che fa la differenza è proprio la quantità e la
qualità dei dati, l'incompletezza dei quali è il problema principale che i
geologi devono affrontare. Il lavoro del geologo può essere paragonato a quello
di un investigatore e le rocce alla scena del delitto. Solo che noi poveri geologi
giungiamo su tale scena con milioni di anni di ritardo. E' perfettamente inutile
transennare l'area; le tracce sono state contaminate, modificate o addirittura
distrutte da altre centinaia di delitti. E' molto difficile districarsi tra
quel sovrapporsi di impronte, armi introvabili e nessuno da interrogare.
A
volte sembra miracoloso quanto già abbiamo compreso del funzionamento del
nostro pianeta nonostante tutti questi problemi e le limitazioni teoriche
insite in questo tipo di ricerca. La geologia "storica", per
intenderci quella che cerca di ricostruire come sono avvenuti i singoli eventi
passati, è un problema inverso. Abbiamo
un risultato (le rocce), assumiamo una legge (o una serie di leggi) e cerchiamo
di ricostruire le condizioni iniziali. Possiamo solo costruire dei
"modelli" una teoria complessa (teorie generali + condizioni
iniziali) e cercare di testarla ben sapendo che esistono diversi modelli
parimenti corretti e che onorano il risultato (Tarantola, 2006 and reference therein). Un esempio che
può aiutare a capire questo concetto è il seguente: supponiamo di aver trovato
un proiettile per terra e il punto di impatto su un muro e di dover stabilire
da dove è stato sparato quel proiettile. Potremmo sicuramente assumere come
data la legge di gravitazione di Newton e conoscendo la posizione finale del
proiettile e il suo calibro potremmo cercare di stabilire la posizione iniziale
della pistola. Per fare ciò dovremmo creare un modello i cui
"parametri" sono rappresentati da: tipo di pistola (e quindi energia
iniziale applicata al proiettile), posizione iniziale e inclinazione della
canna. Pur trattandosi di un sistema relativamente semplice è facile intuire
che esistono diverse combinazioni dei tre parametri che possono rendere ragione
della posizione di impatto. Per la geologia vale lo stesso con l'aggravante che
i dati sono pochi e non chiari e che i parametri sono tantissimi.
Il passato è la chiave per comprendere
il presente e per tentare di prevedere il futuro
Il
quadro che abbiamo appena abbozzato è francamente scoraggiante. I fenomeni che
possiamo direttamente osservare non sono rappresentativi di quanto successo nel
passato e rischiano di farci sottostimare le forze in gioco. D'altro canto
studiare il passato è molto difficile e altamente incerto. Gli oggettivi
progressi fatti nella conoscenza geologica del nostro pianeta testimoniano,
tuttavia, che qualcosa è possibile fare pur nella constante consapevolezza che
è molto più quello che non sappiamo di quello che a fatica possiamo intravedere
tra le nebbie del tempo profondo. Solo con grande tatto e tanta umiltà il
geologo può sperare di gettare uno squarcio di luce, fioca, su un passato così
immenso da provocare la vertigine. Restare aggrappati ai dati e cercare in
tutti i modi di testare le proprie ipotesi, questa è l'unica garanzia contro i
voli pindarici.
Che
il presente non possa essere la chiave per comprendere il passato ce lo
dimostrano non solo le sempre più numerose scoperte di eventi catastrofici che
dal pionieristico lavoro di Bretz si sono moltiplicate (e,g. Martini et al.,
2002), ma anche alcune semplici considerazioni di buon senso riguardanti
un'altra scienza "storica" molto simile alla geologia.
Paleoclimatologia
La
paleoclimatologia è, infatti, una scienza che soffre delle stesse limitazioni
teoriche della geologia. Anche il problema della ricostruzione del clima del
passato è, essenzialmente, un problema inverso. Anche il clima è un sistema
molto complesso così come un sistema deposizionale o una catena montuosa. Anche
il registro paleoclimatologico è incompleto. Per spiegare questo ultimo punto
farò riferimento ad una famosa carota di ghiaccio estratta pochi anni orsono in
Antartide. La carota di ghiaccio di Epica-Dome-C ha permesso di gettare uno
sguardo sulle temperature della regione Antartica degli 820000 anni. Non voglio
qui entrare nel merito (ci sarebbe molto da discutere a proposito dei proxy),
ma usare le immagine seguenti per parlare di incompletezza del registro
paleoclimatologico e di trend.
Come si può immediatamente
vedere da questo grafico il numero di eventi (di picchi) rilevati negli ultimi
10000/20000 anni è molto più alto che nel resto della carota. Si nota a prima
vista una diminuzione di frequenza degli eventi da sinistra verso destra a dir
poco drammatica. Oltre i 420000 anni la differenza è ancora più forte. La curva
sembra "filtrata" tanto che non solo il numero degli eventi è molto
inferiore, ma anche i valori assoluti sembrano "smoothed".
Se si fa uno zoom sugli
ultimi 20000 e 4000 anni la cosa diventa ancora più chiara.
Pur attraverso il rumore,
si possono intravedere cicli di 1000/2000 anni, ma anche una frequenza ben più
alta con una ampiezza di circa 50 anni. Da queste immagini è anche chiarissimo
quanto sia poco rappresentativo degli ultimi 800000 anni il periodo attuale,
moderno, quello in cui abbiamo misurazioni dirette di temperatura. Essendo di
manica larga, diciamo che parliamo di un periodo di 200 anni (fascia gialla) Che succederebbe se provassimo ad estrapolare
il trend (ammesso e non concesso che si possa definire un tale trend) degli
ultimi 200 anni? Prenderemmo delle grandi cantonate. Neppure un mago potrebbe prevedere
(retro-prevedere) un drammatico cambio come quello avvenuto circa 11000 anni fa
studiando solo il "presente".
Ancora una volta il
messaggio è che più studiamo e più progressi facciamo e maggiore dovrebbe
essere la nostra umiltà e la nostra consapevolezza di quanto non sappiamo. Nessuno
può togliermi dalla testa che Socrate deve aver avuto qualche esperienza come
geologo o paleoclimatologo. Non esistono altre scienze a cui si attagli meglio
la famosa massima del filosofo ateniese "sapiente è soltanto chi sa di non
sapere".
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